Sono i protagonisti della PE 20. Donano un tocco di vivacità e allegria ad ogni outfit. Per un’artista come la Kusama sono una vera e propria ossessione. Welcome back polka dots.

Questa stagione li vediamo sotto vari aspetti e colori: dai macro pois di Carolina Herrera a quelli micro di Haider Ackermann e Balmain; da quelli “a pioggia” stile anni Trenta di Celine a quelli di Dries Van Noten che azzarda accostandoli a fantasie floreali. Mutano forma, come i maxi pois floreali di Marc Jacobs; prevalgono i classici bianchi su sfondo nero e viceversa, ma ci sono anche quelli eccentrici di Erdem e di Balenciaga. Moschino li propone su abiti rossi da flamenco. La loro caratteristica comune? Il fatto di essere adatti a qualsiasi tipo di capo.
L’associazione pois e vintage ci viene spesso spontanea. Sono stati infatti gli anni Cinquanta e Sessanta il loro periodo di gloria, sia nella moda che nell’arte.
L’ amore per i pois può sfociare in una vera e propria ossessione. È il caso dell’artista giapponese Yayoi Kusama, per la quale i pois sono sempre stati espressione dei suoi viaggi mentali. Fin dagli esordi, la sua nota psicosi infatti la porta a trasformare le sue opere in veri e propri turbinii di pois. Le sue famose installazioni Dots Obsession, sono delle immersioni totali in spazi costellati di imponenti pois.
Da non dimenticare The Obliteration Room del 2002, un ambiente completamente bianco alla cui “obliterazione” tutti i visitatori della Queensland Gallery of Modern Art sono stati invitati a partecipare.
Ma è agli anni Sessanta che risale Self Obliteration (1967), un cortometraggio in cui la stessa artista intraprende un viaggio volto a riempire di pois tutto ciò che la circonda, come a voler trasformare il mondo in un vero e proprio quadro di Seurat.
Se a livello superficiale si potrebbe vedere in queste opere l’idea di voler rendere tutto più vivace e brioso, a livello inconscio, invece, l’ossessione puntiforme corrisponderebbe all’espressione dell’Eros freudiano, della sfera emozionale e della sessualità. Negli anni Sessanta infatti, più che mai, quest’ultima viene rivendicata da artisti e rockstar di ogni parte del mondo.
Non a caso negli stessi anni nella moda i pois diventano anche parte dell’immaginario della cultura pop costellato da pin up, una figura nuova di donna che vuole osare e rivendicare la propria femminilità. Gonne a ruota, camicette, bikini, foulard e ombrelli. Tutto esplode di questo pattern geometrico e allegro, quasi infantile. Twiggy, Marylin Monroe, Audrey Hepburn e Brigitte Bardot contribuiscono alla sua diffusione, rendendo questa fantasia intramontabile.
I pois o polka dots – dal nome di una danza boema ottocentesca – sono stati così innalzati all’Olimpo degli evergreen, che si ripresentano con una ciclicità quasi maniacale. D’altronde, che li si ami o meno, non passano mai di moda.