Fuori dal 23 giugno 2020 per Gutter, Atena Dischi e Thaurus Publishing (distr. Artist First), il nuovo singolo di Narducci, artista molisano classe 1999. Dopo il suo ingresso nella scena indie con Arancia, Narducci torna con un nuovo capitolo dal titolo Millepiedi, un atipico singolo estivo di cui avevamo davvero bisogno. Un brano che si riassume in un sound influenzato da venature hip hop e R’n’B e un testo tipicamente indie-pop: un amore complicato, contestualizzato al periodo storico in cui ci troviamo.
Attualmente di base a Milano, Narducci ha trascorso la sua adolescenza nella piccola realtà di Isernia, in Molise, dove ha preso vita anche il suo progetto musicale. Le sue canzoni sono romantiche, struggenti e spesso rimandano alla malinconia di un amore sottratto al tempo. In questo nuovo progetto Narducci rivoluziona il suo sound, spaziando dall’Hip Hop all’indie, con venature RnB. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa di più.
Come nasce la tua passione per la musica?
Credo di dover ringraziare mio fratello più grande. Facevo la terza elementare e lo sentivo suonare la chitarra elettrica sul letto quando tornava dal liceo. Mi affascinava, restavo seduto a guardarlo studiare per ore, fin quando non mi convinsi di volerci provare anch’io. Da lì iniziai a prendere lezioni di chitarra non smettendo mai più.
Il tuo stile sembra risentire di influenze diverse e trovo che questo sia uno dei tuoi punti forti. Che musica ascolti generalmente?
Ascolto ciò che riesce a darmi emozioni, senza fare distinzioni di genere. Solitamente spazio dal Jazz all’Rnb, dalla techno all’Hip hop, passando per il cantautorato. Credo che anche la Trap abbia qualcosa da dire, se pensi a Tha Supreme, poi. Mi piace lasciarmi influenzare.
Millepiedi è il tuo nuovo singolo e ha tutte le caratteristiche di una hit estiva. Com’è nata l’idea di questo brano?
È nato dopo aver preso un due di picche dalla mia ex, cliché ahah. Scherzi a parte, Millepiedi è stata scritta chitarra e voce a Milano qualche mese fa. Il resto lo ha fatto la quarantena, mi sono reso conto di stare stretto nell’indie. Da qui, in cameretta dal Molise, ho iniziato a lavorare a distanza con Nati per tirar fuori qualcosa di diverso e meno sentito.

Cos’è cambiato dal primo singolo Arancia?
Credo sia cambiato l’approccio. Ho iniziato a non etichettare più la mia musica lasciandomi trasportare da essa, sia nelle produzioni che nei testi. È stata una cosa spontanea, me ne sono reso conto soltanto dopo.
Per Millepiedi hai firmato testi e musica: da cantautore, il tuo è soprattutto un lavoro individuale (seppur richieda l’assistenza di altre persone)?
Il lavoro individuale è tutto nella scrittura. Da qui, una volta scritto il brano chitarra (o piano) e voce, per le produzioni lavoro in coppia fissa con Nati ed il mio team, così da avere costanti Feed.
Raccontaci di Atena Dischi.
Sulla carta Atena è nata in quarantena, ma l’idea di creare un’etichetta discografica investendo le proprie risorse su artisti emergenti mi è venuta due anni fa, in studio con Nati. Successivamente, grazie al prezioso supporto di Davide Lucarelli, abbiamo deciso di metter su la nostra struttura. Ultimamente si è fatta forte la collaborazione con i ragazzi di Gutter, con cui ci occupiamo della produzione artistica e del mgmt.
È più difficile scrivere o produrre?
Credo siano due modi diversi di esprimere la stessa cosa. Dipende dai momenti, da come gira il cosmo in quel preciso istante.
È un momento davvero complicato per gli spettacoli live e molti artisti si sono dati alle dirette streaming. Pensi che il mondo musicale dovrà sempre di più fare i conti con la dimensione del web?
Questo è poco ma sicuro, ma sono ottimista. In questo assurdo periodo le dirette streaming hanno aiutato tantissimo, ma credo che una volta tornati alla normalità (e spero presto) nulla possa battere le emozioni della musica dal vivo.
Definisci Narducci in una sola frase.
Ho finito le sigarette.
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