Martina Tonello è un’illustratrice e aspirante falegname. Attraverso gli strumenti dell’illustrazione e dell’artigianato, le piace esplorare posti nuovi, che siano un sentiero nella foresta, la strada di una nuova città o il cassetto della scrivania. È nata nel 1993 a Padova, e ora vive a Bologna, dove passa il tempo a inventare storie e laboratori per bambini.
A differenza di un’illustratrice tradizionale, Martina Tonello sa andare oltre alla dimensione della pagina o dello schermo, materializzando le sue creazioni attraverso la lavorazione del legno. L’abbiamo intervistata in quanto siamo rimasti colpiti dalla sua straordinaria capacità di parlare a quella parte di noi che non ha ancora dimenticato cosa significa essere bambini.

Ciao Martina! Definisciti con una frase.
Riassunta in una frase: disegno, faccio laboratori con bambini, costruisco animaletti di legno.
Com’è nata la tua passione per l’illustrazione?
Come a tanti bambini, anche a me piaceva disegnare, e anche scrivere. Poi, frequentando il liceo artistico, ho disegnato sempre di più. Verso il terzo anno in classe abbiamo lavorato a vari progetti che coinvolgevano l’illustrazione. Credo sia in quel momento ho iniziato ad interessarmi al raccontare con le immagini e le parole, capendo che potevano venire fuori interessanti collegamenti. Poi mi sono iscritta al corso di Fumetto e illustrazione all’Accademia di Bologna, e lì mi si è aperto un mondo!
Da cosa trai ispirazione per creare?
Quando penso a una nuova storia, o illustrazione, parte sempre da una situazione o sensazione che ho vissuto. Sono i dettagli che mi rimangono più impressi, legati soprattutto alla mia infanzia, o esperienze di viaggi e passeggiate in montagna.

Descrivi il processo creativo che ti conduce alla realizzazione di un’illustrazione.
Di solito, prima di disegnare, penso tantissimo all’immagine che voglio realizzare. Mi concentro sull’atmosfera che voglio comunicare, sulle emozioni dei personaggi. Lavoro molto mentalmente, piuttosto che fare tanti bozzetti… Quando mi metto a disegnare, ho un’idea già abbastanza definita in mente. Questo però è quando fila tutto liscio e senza problemi. Perché a volte rimango ingarbugliata in cose che non mi sembrano funzionare bene, e allora passano ore interminabili prima che riesca a finire!
C’è differenza tra creare liberamente e farlo su commissione?
Quando disegno su commissione, se il tema mi è affine e non troppo chiuso, mi diverto a renderlo parte del mio mondo, sia che si tratti di una storia o di un’illustrazione singola. Mi piace perché so già cosa disegnare, e devo “solo” trovare il modo di farlo. Questo mi permette di concentrarmi sulla tecnica, sulle atmosfere, sul rapporto dell’immagine con il lettore. Quando ho una mia idea da sviluppare invece è diverso, perché ho io tutto in controllo. Devo avere un’idea, sapere cosa raccontare, come disegnarlo, ecc. Quindi di solito è un lavoro più impegnativo, soprattutto se si tratta di una storia da sviluppare in un albo illustrato. Però spesso le soddisfazioni sono maggiori.

Come ti sei approcciata alla lavorazione del legno? Che differenza c’è tra creare una figura tridimensionale e sviluppare un’illustrazione digitale?
Ho iniziato per caso a lavorare il legno, partendo da degli scarti di una bottega di falegnameria artigianale. Mi piacevano le forme, e provando a unirle insieme venivano fuori personaggi molto interessanti! Quando creo delle figure di legno, come i miei personaggi di Nella foresta, sono limitata da diversi fattori, come il materiale e le mie possibilità di lavorazione. Queste limitazioni però sono quello che mi piace: posso trovare soluzioni di forme a cui non avrei pensato se avessi lavorato solo con il disegno. Il resto del lavoro poi è lavorazione artigianale, con gli strumenti da falegname, e forza, costanza e fatica fisica! Sviluppare i miei personaggi disegnati offre sicuramente molte più possibilità di forme e colori. Mi piace sperimentare in questo, e con il digitale è molto facile e immediato farlo.

Potremo dire che i tuoi principali clienti siano i bambini? Cosa ti affascina del mondo dell’infanzia?
Devo dire che quando penso a una storia o un’illustrazione non penso propriamente di rivolgermi ai bambini. Piuttosto sento di rivolgermi a quella parte di infanzia che ognuno, sia bambino che adulto, si porta dentro. Mi piacciono le cose piccole e semplici che in realtà sono grandi e complesse, i piccoli dettagli che raccontano una grande storia.
Qual è il progetto a cui sei maggiormente legata e che ti piacerebbe raccontarci?
Sicuramente il progetto che ultimamente mi ha coinvolta di più è Nella foresta, un mio progetto personale che unisce scrittura, illustrazione e legno. Si sviluppa attraverso tre uscite, ovvero tre personaggi, a ognuno dei quali ho dedicato una scatola. Ogni scatola contiene una scultura/giocattolo di legno, una raccolta di tre storie scritte e illustrate che raccontano di lui, e una cartolina firmata e numerata. Nelle storie i tre personaggi (e molti altri) interagiscono fra loro: sono piccoli frammenti dello stesso mondo. Ogni uscita è in edizione limitata di 50 esemplari, tutti prodotti e dipinti a mano da me.

Se potessi scegliere un classico della letteratura da illustrare, quale sceglieresti?
In realtà più che illustrare le storie illustrate classiche, mi piacciono gli albi illustrati. Mi piace quando la storia si crea attraverso la lettura di parole e immagini insieme. Mi piace giocare con questi elementi per creare una narrazione aperta e divertente, che lascia al lettore un ruolo attivo e importante. Però sarei molto contenta di illustrare le storie di Gianni Rodari, Michael Ende, Astrid Lindgren.
A cosa stai lavorando attualmente?
Non so stare senza fare mille cose insieme! Quindi al momento sto lavorando a un albo illustrato, due storyboard di nuove storie, il nuovo e ultimo personaggio di Nella foresta, e un fumetto.


