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Arte emergente: per Alice e Ahad nulla è più ricco della polvere

Alice Mestriner e Ahad Moslemi si interrogano sui concetti di tempo, identità e linguaggio, tra installazione, performance e arte concettuale.

La prima volta che ho incontrato Alice era in passeggiata con il suo fidato cane Argo. Da subito sono entrata in sintonia con questa ragazza dal sorriso spontaneo e gli occhi curiosi. Di li a poco è arrivato il primo contatto telefonico e quindi l’incontro per un’intervista assieme a Ahad. Due persone squisite che, di fronte a un bel bicchiere d’acqua fresca aromatizzata con menta e limone, hanno condiviso con noi il loro percorso artistico. Vi lasciamo scoprire le loro vite con l’aiuto di nove domande.

Chi siete e cosa fate nella vita?

Alice: Ciao, sono Alice Mestriner e sono nata a Treviso nel 1994. Sono cresciuta in questa casa e non posso negare che questo ambiente mi abbia influenzata nell’osservare le cose e il loro sviluppo. Alle superiori ho frequentato il Liceo Artistico a Treviso, scegliendo l’indirizzo scultura. È stato al terzo che ho incontrato un Professore che ha “aperto la mia visione”. Ci parlava spesso dei linguaggi e di come ci sia una differenza nel dire, ad esempio, una rosa rossa e la rossa rosa…diciamo che sono riflessioni che ti restano in mente anche perché ci parlava molto dei fenomeni e di come percepire le cose. Successivamente, ho frequentato lo IUAV a Venezia, approfondendo arte e, sopratutto, fotografia.

Gli anni universitari sono stati un forte momento di messa in discussione dal punto di vista sia artistico sia personale. Inoltre, ci tengo a parlare del mio Erasmus svolto in Turchia. All’epoca fu una scelta impulsiva. La scelta della Turchia è stata dettata al fine di scoprire una cultura diversa, abitavo ad  Ankara e ho voluto compiere un viaggio lungo il perimetro della Turchia. È stato allora che ho potuto prendere consapevolezza rispetto a realtà del paese così diverse fra loro. Infine, sono approdata in Canada per fare un tirocinio ed è li che ho conosciuto Ahad. 

Ahad: Ciao! Sono Ahad Moslemi e sono nato in Iran 1983 e sono cresciuto a Tehran, la capitale. Ho vissuto nel mio paese un momento paradossale ovvero le conseguenze della rivoluzione islamica. C’era una grande confusione sociale e, proprio in quella confusione, ho iniziato a interessarmi all’arte per capire chi siamo e cosa vogliamo essere. Ho studiato arte a Tehran in un liceo artistico. Nel 2011 mi sono trasferito in Canada a Montreal e ci sono rimasto 6 anni. Qui ho continuato a studiare arte mentre lavoravo, come tecnico, in Università. L’Italia era il centro della cultura e per questo motivo, dal 2017, io e Alice siamo qui, e sacrifichiamo tanto tempo per “fare l’arte”!  

Quanto ha inciso la vostra formazione rispetto a ciò che realizzate oggi? 

Alice: Due sono stati i fattori fondamentali che mi hanno influenzato. Il primo rimane l’incontro con il Professore del Liceo mentre il secondo vede coinvolto il luogo dove vivo con i relativi oggetti che colleziona mio padre. Sono materiali che andiamo a usare nei nostri lavori e si tratta di antichità e oggetti vintage. Non a caso la temporalità nella nostra ricerca ha radici negli oggetti che ci circondano. Lo IUAV è stata una grammatica utile per imparare a comunicare mentre i contatti li abbiamo trovati noi con coloro che hanno la nostra stessa sensibilità. 

Ahad: Ho studiato in Iran e Canada, ma non è l’università che ti porta a fare una riflessione. L’università è un posto di incontro, un linguaggio, ma la creazione è il risultato della tua vita. La riflessione che fai sulla tua vita e l’osservazione che fai ogni giorno è la traduzione dei pensieri.

Alice e Ahad: "Invasion and vanitas", perfomance e installazione
“Invasion and Vanitas” – Alice Mestriner and Ahad Moslemi, Solo Exhibition curated by Fiorella Landolfo, Installation, MACAO, Milan, 2019

Dove vi siete conosciuti per la primissima volta e perché avete deciso di iniziare a collaborare insieme? 

Ahad: La primissima volta che ho conosciuto Alice erano le 5 di mattina davanti a un pullman che ci avrebbe portati a New York per un viaggio studio nel 2016! Il primo vero discorso serio, invece, è stato fatto in occasione di una mostra ospitata nella Galleria universitaria chiamata R-3 in Canada. Abbiamo parlato tanto e da subito si è instaurata una connessione fatta di pensieri simili, di dialogo e di un bell’approccio. 

Alice: Ahad mi ha aiutato molto a parlare francese essendo nella parte del Quebec. In ogni caso, dal 2017 io e Ahad collaboriamo e facciamo base qui a Treviso.

Vi siete mai ispirati a qualche artista? Se sì, quale e perché proprio lui/lei/loro? 

Ahad: Se dovessi dire quali sono gli artisti che mi hanno influenzato parlerei principalmente del cinema, nominando un regista sovietico, Andrei Tarkovskij. 

Alice: Mi ha ispirato la mostra a Venezia When attitude become form svoltasi nel 2013 e curata da Harald Szeemann. La mostra richiamava l’idea di all over e avevano perfino ricreato i muri della mostra originaria del 1969. Inoltre, emergeva il dialogo tra le opere e i vari artisti. Perfino le opere assenti erano rappresentate e, non potendo essere riprodotte, c’erano le loro tracce – con lo scotch – per terra per delimitarne lo spazio. Un’artista che mi ha influenzato è stato Gino De Dominicis con le sue sculture invisibili. Sono stata affascinata da quest’idea di delimitare lo spazio per rappresentare qualcosa di invisibile, ognuno con il suo bagaglio porta un pieno in questo spazio! L’idea di vuoto ma allo stesso pieno è l’idea di arte in sé, una continua riflessione che fa scaturire un dialogo. 

Alice e Ahad: performance "di-mologue"
di-monologue” – Alice Mestriner & Ahad Moslemi, Performance, 2018

Per voi il lockdown è stato un periodo dove la creatività si è sopita o, paradossalmente, è esplosa?

Alice: Il tempo per riflettere ci manca, è un tempo necessario che tutti dovrebbero prendersi. Il lockdown ci ha dato la possibilità di parlare tra di noi per capire come direzionare le nostre ricerche negli step successivi alla nostra ricerca e riflessione.

Ahad: Il lockdown è stato un regalo, si è trovato il tempo per riflettere e questo periodo ci ha imposto dei ritmi di vita diviso per tempi. Tuttavia, dopo quattro giorni passati in Atelier da un lato posso dire di aver creato qualcosa ma è necessario anche monetizzare! Qui nel nostro giardino si trovano sempre cose da fare. La pandemia è iniziata dopo 8 mesi di un contratto di lavoro e quindi potevamo respirare e rilassarci. Per noi il lockdown è arrivato al momento giusto ma siamo consapevoli che per altre persone non è stato lo stesso. 

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Ci sono stati momenti di difficoltà rispetto al percorso intrapreso come artisti e performer?

Alice: Credo che la difficoltà stia quando inizi un nuovo percorso, che direzione prendere, chi contattare, restare qui o andare fuori. La parte più complessa è l’inizio ma quando riesci a innescare quelle reazioni causa e effetto riesci a carburare e quindi puoi decollare verso nuovi progetti e lavori.

Ahad: L’arte è legata alla cultura ed è difficile fare arte fuori dal tuo luogo di nascita. La difficoltà, a mio avviso, è trovare un linguaggio internazionale, trovarlo fuori dal tuo paese. È una sfida ancora aperta per riuscire a comunicare con tutti. 

Domanda dettata da grande curiosità…perché usate la polvere come materiale dei vostri lavori?

Ahad: Non c’è nulla di più ricco della polvere, è un materiale vivo, un ecosistema in continua trasformazione.

Alice: La polvere tocca le tematiche che analizziamo come il tempo, l’identità, il linguaggio e insomma per noi…la polvere è tutto! La polvere è un difetto del mondo? Oppure possiamo considerarla come un archivio del mondo?!? È vista come un ciclo da dove tutto poi rinasce, la vita: passato – presente – futuro. Inoltre, la polvere prende la forma di dove è. Se ci pensi c’è tutto, anche le cose che arrivano da fuori come il pulviscolo dei meteoriti!

Studio/analisi della polvere: Alice e Ahad
Studio/analisi della polvere – Alice e Ahad

Che rapporto avete con il mondo dei social media e digital? Come vi fate conoscere al vostro pubblico?

Alice: Nonostante le controversie e le discussioni, penso che tra le piattaforme Instagram sia quella più smart, istantanea e ideale per il mondo dell’arte e degli artisti. Quasi tutti ce l’hanno, come i curatori, i galleristi e i collezionisti. Il messaggio con gli utenti è diretto e chiaro, c’è una relazione molto informale tra utenti e galleristi, collezionisti, che si rapportano come se fossero amici. Il mondo dell’arte ha bisogno di contatto ed è strano che si abbia attraverso una piattaforma virtuale. I nostri follower ci scrivono e ci mandano la polvere via posta! Sia su IG sia personalmente condividiamo le date delle esposizioni. Su FB non c’è una pagina di entrambi abbiamo preferito rimanere con i profili personali divisi.  

Abbiamo mappato passato e presente delle vostre vite e delle vostre esperienze. Dove e come vi vedrete fra 3 anni?

Alice e Ahad: Nel prossimo futuro prevediamo di frequentare la Magistrale all’università di Venezia IUAV con indirizzo Arti Visive. Se entriamo meglio, altrimenti abbiamo piani B, C, D!

Ahad: il nostro desiderio sarebbe poter vivere con la nostra arte e viaggiare per approfondire la nostra ricerca! Inoltre, vorremmo far partire un corso dal titolo “Come decodificare l’arte contemporanea” presso il Liceo Artistico di Treviso. La Pandemia non ci ha permesso di svolgerlo e, purtroppo, renderlo online non è possibile per questo capiremo se si riuscirà a posticiparlo senza accavallarsi con i futuri impegni. 

Di Olimpia Bazzichetto

Dolce sognatrice rivoluzionaria.
Gioco osservo mangio.

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