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Cosa ci ha insegnato L’Ultimo Concerto? sul valore dei live club

Dalla provocazione de L’Ultimo Concerto all’esibizione dello Stato Sociale a Sanremo: il faticoso cammino di un settore alla ricerca di un riconoscimento culturale che non arriva.

Sabato 27 febbraio si sarebbe dovuto tenere L’Ultimo Concerto?, un grande evento gratuito che si proponeva di fare esibire 130 artisti da altrettanti live club italiani in diretta contemporanea. Chi si aspettava di assistere ad un concerto in streaming, si è invece ritrovato davanti ad uno sciopero: la schermata principale del sito era piena di brevi clip in cui nessuno suonava. 

L’Ultimo Concerto? si è ispirata all’omonima campagna spagnola El Ultimo Concierto?, creata negli ultimi mesi del 2020 e vuole porre l’attenzione sull’assoluta instabilità economica in cui versano queste realtà.

L’Ultimo Concerto? L’avete già vissuto, nel 2020

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Home page dell’iniziativa L’Ultimo Concerto?

Con questa iniziativa, gli utenti si sono trovati davanti a sensazioni di disillusione e disorientamento. Imparagonabili a quelle con cui il comparto dello spettacolo si è misurato dall’inizio della pandemia. 

Ultimo Concerto ha polarizzato l’opinione pubblica: molti utenti, delusi dal mancato concerto, hanno sostenuto che l’iniziativa stesse puntando al target sbagliato e che il pubblico fosse già cosciente delle difficoltà economiche in cui versa il mondo della musica dal vivo. In questa analisi manca però un tassello: il lavoro per un progetto di questa portata, gratuitamente, è l’ennesimo esempio di sfruttamento a favore della collettività.

Uno dei problemi che emerge da questa polemica è quale sia il costo del sostenere l’industria musicale e quale sia la visione di questo mestiere. Non si può che ricordare le parole dell’ex premier Giuseppe Conte che, per parlare delle maestranze dello spettacolo durante la prima fase epidemiologica, disse «Abbiamo un occhio di attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e ci fanno tanto appassionare». Il lavoro dello spettacolo è da sempre visto per lo più come una passione intrattenente, ma di cui si deve tacere l’economia attorno ad esso. 

Ultimo Concerto ci fa riabituare all’idea che un concerto non è uno svago gratuito per superare il sabato sera col coprifuoco. O un’alternativa ad un mondo fatto di distribuzione di contenuti sempre diversi. Ultimo Concerto è il silenzioso disagio di un intero settore che per legge non può lavorare, non può guadagnarsi da vivere e non ha adeguate tutele. 

«Nessun concerto. Ecco, lo avete capito anche voi. Qui è dove siamo adesso: la realtà che viviamo oggi, che rischia di essere anche il nostro domani. L’Ultimo Concerto? L’avete già vissuto, nel 2020. Il Prossimo? Noi vogliamo che ci sia! Dateci voce, ci mettiamo la passione e i palchi!».

I dati della crisi

Secondo i dati dell’Osservatorio dello Spettacolo pubblicati da Siae relativi a tutto il 2020, gli ingressi ai concerti si sono ridotti del 78,53% con una spesa al botteghino che è diminuita del 78,03%. 

Ultimo Concerto ha fornito invece una panoramica dei dati relativi ai live club italiani. 15.000 sono stati gli eventi annullati in totale. Nello specifico, ogni live club ha accusato una media di 63.922 euro di spese fisse, di cui 332.491 euro di mancati introiti. Il 49% degli spazi non sa dire con certezza se potrà riprendere la propria attività al termine della pandemia.

“I Live Club sono uno dei pilastri sui cui si reggono questi dati e, a prescindere da forma giuridica, dimensione e localizzazione. Sono luoghi multifunzionali e multidisciplinari, di promozione culturale e del proprio territorio. Questa ricchezza di competenze e funzioni rende i Live Club degli ambienti fortemente dinamici all’interno dei quali lavorano migliaia di persone nell’ambito delle professioni dello spettacolo” questo è quello che viene riportato dal Manifesto di Ultimo Concerto, soprattutto pone l’accento sul mancato riconoscimento del valore e del ruolo di questi ruoli, contrariamente a ciò che avviene per cinema e teatri.

Il Prossimo Concerto e il dialogo con le istituzioni

Molte sono state le richieste per sostenere e risollevare la situazione dei live club italiani, soprattutto si voglia raggiungere criteri quali la sostenibilità e il riconoscimento specifico per questi luoghi, richiesto da tutta la categoria a gran voce da diversi anni.

Il 2 marzo si è tenuto un incontro con il Ministro della Cultura Dario Franceschini, per cui verranno stanziati altri 50 milioni di euro per il sostegno della musica. Di questi fondi, 15 milioni di euro saranno destinati al ristoro di live club e altri operatori del settore della musica dal vivo, 10 milioni di euro agli organizzatori di concerti e 25 milioni di euro saranno destinati agli autori, artisti, interpreti ed esecutori per mancati incassi. 

È giusto riconoscere che questo sia un movimento in avanti verso il discorso che si è avviato con Ultimo Concerto. Ci sono ancora molti punti che le istituzioni dovranno toccare. Così come quelli che i fruitori dovranno analizzare quando esprimiamo opinioni verso l’industria della musica, o solo per immaginare il Prossimo Concerto. 

Ma non sarà per sempre

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Lo Stato Sociale a Sanremo 2021 in sostegno del mondo dello spettacolo

Un segnale sul tema è stato mandato anche durante la terza serata del festival di Sanremo 2021. Lo Stato Sociale si è esibito con il brano degli Afterhours Non è per sempre, accompagnato da ospiti speciali come Francesco Pannofino, Emanuela Fanelli e tre proprietari di cinema, teatri e live club.

All’interno dell’esibizione vengono citati i nomi di teatri e locali chiusi (se non falliti) in questi ultimi mesi, proprio a causa dell’effetto logorante dello stop precauzionale. 

Si è sottolineato quanto questa situazione possa fare perdere pezzi importanti di storia della nostra musica, con il rischio di vedere devitalizzati luoghi di diffusione e crescita della cultura in punti nevralgici del Paese. La performance de Lo Stato Sociale è la fotografia potente di quello che sta accadendo ad interi comparti culturali. Loro stessi erano tra i nomi partecipanti di L’Ultimo Concerto. Proprio durante l’esibizione si può notare sulla maglietta di uno dei proprietari (Toto Barbato, attore e gestore del The Cage di Livorno) il logo dell’iniziativa. 

Quello a cui si è assistito è stato un momento corale di dramma e di stasi, ma che ha lasciato al pubblico l’emozione di poter sperare in un futuro in cui le chiusure non saranno per sempre.

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