Venerdì 25 febbraio 2022 è uscito Giovane Cagliostro, il primo EP di Vinnie Marakas sotto l’egida Dischi Sotterranei, per la produzione di Richard Floyd. Un genere poliedrico, ibrido, che potremmo chiamare Italian touch in cui più urgenze espressive chiedono il proprio spazio vitale, o almeno il proprio lessico per essere ascoltate. Giovane Cagliostro, oltre che un omaggio al celebre alchimista imbroglione di cui porta il nome, è soprattutto un inno scapigliato e allucinato alla decadenza. Tra citazioni, reiterazioni e calembour viene sviluppata un’eccentrica dialettica tra il “vero” e il “possibile verosimile”, che richiama in chiave retrofuturistica e pop-apocalittica al Dualismo di Arrigo Boito e le Penombre di Emilio Praga.
Di che parla Rrose Sèlavy, il singolo che ha anticipato l’album Giovane Cagliostro?
E’ un omaggio agli eretici, agli avventurieri, ai visionari. Rrose Sélavy era l’alter ego femminile di Marcel Duchamp, maestro del dadaismo e del ready-made, che già un secolo fa giocava di irriverenza con il concetto di arte, di artista e di identità. In qualche modo sintetizza un po’ gli altri personaggi che vengono citati da Don Chisciotte a Giovanna D’Arco passando per Dylan Dog. Persone vere o personaggi verosimili che la storia ha trattato come doppi e ambigui: dei messia da una parte e degli imbroglioni dall’altra. E’ una storia archetipica, antica come il mondo.
Che ruolo ha avuto il produttore Richard Floyd nello sviluppo del progetto?
Direi fondamentale. Soprattutto perché a lui devo la grazia di avermi recuperato in estasi mistica nel reparto cucine di un noto centro commerciale scandinavo. A lui per primo ho rivelato la formula che lega le vibrazioni cromatiche del fucsia e quelle sonore dellʼaccordo musicale di settima diminuita a certe vibrazioni termiche. Con lui ho realizzato tutte le operazioni musicali finora, fin dall’opera per quartetto d’archi e tromba Pelle di Falco non avrai il mio Shampoo che malauguratamente andò perduta in quell’incendio ai magazzini portuali di Livorno ormai diversi anni fa. Un caso mai risolto.

Come nascono le sonorità dei tuoi brani e come le definiresti? Potresti ascrivere la tua musica a qualche “genere” musicale specifico?
Come nasce un suono? Non saprei. Non vorrei nemmeno definire un suono o una sonorità, mi sembra una mancanza di rispetto verso il suo stesso cercare di delimitarne l’essenza con una parola. Posso dirti che quello che cerco in un suono è lo scenario, l’evocatività, il sogno che quel suono mi suggerisce, mi sussurra. A volte cerco un buio sommesso che sale di soppiatto come la nebbia, altre volte l’esplosione di una grotta di ghiaccio, altre ancora la lama dell’arcobaleno che fende precisa un cielo terso.
Per quanto riguarda il genere è lo stesso discorso, ma in questo senso è più semplice perché c’è chi ascolta che aiuta. In particolare voglio citare il mio amico producer Migra, che chiacchierando un giorno l’ha definita Italian Touch, intesa come commistione di generi e influenze elettroniche che si ibridano e trasformano con echi della musica italiana tradizionale. Ti ripeto, io non so di che genere sia la musica che è affiorata dalle mie operazioni, lascerei scegliere alla musica stessa.
I tuo testi sono ricchi di riferimenti storico-letterari e citazioni: che tipo di background hai?
Ti ringrazio per il garbo chiamarli “riferimenti” e “citazioni” ma possiamo tranquillamente usare il loro nome più proprio: furti. In questo senso, come ladro, ho un background piuttosto importante, mi è capitato di rubare a poeti, filosofi, pittori, teatranti, romanzieri, santi, assassini, persino a persone mai esistite. Ma sarei un folle a rivelarti i nomi e i cognomi, e qualcuno di quelli a cui sono entrato metaforicamente in casa diceva, giustamente, che la follia uno deve guadagnarsela con il tempo e con la fatica.
Perchè vuoi fare musica?
Bisogna Sapere per Osare e occorre Osare per volere. Quindi solo poi volere, e poi tacere. Diciamo che al momento “oso” fare musica, in quanto aspiro al silenzio.
Se la tua musica fosse un film, quale sarebbe?
Non sono un grande ammiratore di tutta la faccenda psicomagica, ma ti dico La montaña sagrada di Jodorowsky. Soprattutto per il finale. Un capolavoro di truffa.
Chi è Vinnie Marakas
Vinnie Marakas è profeta, imbroglione, sciamano, alchimista e impostore: il nome della sua opera è scritto sul manto delle tigri. Secondo alcuni esegeti è un mago metropolitano che da sempre attraversa i secoli presentandosi con diversi nomi: Ermete, Cagliostro, Faust. Secondo altri un illusionista, un operatore del sottosuolo, un poeta. Per altri ancora un baro, un giocatore di dadi. Un imbroglione, un truffatore che si cela dietro a un linguaggio criptato, fatto di visioni, riferimenti, allegorie e calembour, facendo gioco di spleen sulle atmosfere nostalgicamente sognanti, intessute da Richard Floyd (fine producer e abile addestratore di testudinati d’acqua dolce, NdA).
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